A te
A te che hai reso la mia vita un inferno,
che mi hai sgretolato addosso montagne e scaricato acqua di fiumi sulle spalle, sapendo che non avrei retto il peso, che mi amato così male da tirar fuori la peggiore versione di me, quella che ancora oggi passa davanti allo specchio e mi ricorda chi sono stata e chi non voglio essere mai più;
A te che mi hai insegnato quanto i fatti possano svuotare le parole più importanti e quanto sia difficile alzarsi al mattino quando l’anima pesa come un macigno;
A te devo dire grazie, il grazie più solido e sentito della mia vita.
Grazie perché mi hai insegnato che è possibile lavarsi dal fango, scavare tra le pietre e con le unghie e farsi strada per risalire.
Grazie perché ho imparato a respirare nell’acqua e a camminare da sola, passi sempre più certi, sicura di ciò che volevo e non avrei più voluto da un amore, di quella avrei voluto diventare e di quella che non sarei mai più stata.
E dalla strada deserta in cui mi hai lasciato ho iniziato a camminare bastando a me stessa, a sorridere di una coccinella appoggiata sul mio braccio, ho iniziato a respirare profondo davanti all’orsa maggiore, a viaggiare cercando prati in cui sdraiarmi e pagine da leggere, finché l’amore mi ha bussato sulla spalla, proprio quando non me l’aspettavo.
Aveva orecchie per ascoltare chi ero stata, giudice di nessun tribunale, privo di sentenze e giudizi.
Aveva braccia forti in cui stringermi, poche parole ed azioni preziose.
Amore è una parola importante, fa presto a costruire castelli di carta e fa presto a mandarli giù con un respiro sbagliato.
Allora abbiamo deciso di costruire piano, di fare tutto in mattoni e maioliche colorate.
Abbiamo messo i nostri difetti sul tavolo e li abbiamo impastati al cemento, che rimanessero lì, tra le pareti a ricordarci che l’amore non chiede di cambiare, l’amore accoglie in un abbraccio.
Amore è attenzione e cura, piccole azioni ripetute, pazienza, sacrifici semplici e sorrisi, è un bacio per fare pace prima di dormire senza cercare la ragione o il torto, e un caffè con gli occhi socchiusi all’alba a dirsi che sia un buongiorno.
Non abbiamo messo porte, im questo impasto a metà tra una masseria e una ostello, tutti possono entrare ed uscire, anche noi.
Potremmo uscire e non tornare più e invece torniamo sempre, perché il nostro amore è scegliersi ogni giorno, scegliere di restare, amore è casa da cui non vuoi mai scappare.
Abbiamo librerie colme di quaderni imbrattati di progetti e diari di storie già vissute, parole inventate per parlare, riti benefici e piccoli segreti nostri.
Ci hanno disegnato combacianti, come quei pezzi di puzzle che li vedi subito anche in mezzo a cento che li devi unire.
E ogni tanto mi fermo a pensare quanto devo dirti grazie per il mondo che mi hai fatto esplodere addosso.
Come potrei avercela con te.
Mi hai regalato l’inferno con direzione paradiso.
Perché la vita è strana, imprevedibile, mutante, perché io sono incapace di provare rancore, perché il bicchiere è spesso mezzo pieno e se è mezzo vuoto probabilmente qualcuno avrà avuto più sete di me.
Perché non bisogna mai fermarsi a raccogliere briciole pensando sia il massimo del pranzo a cui possiamo aspirare.
Perché dobbiamo imparare ad amarci prima di amare, ad essere completi per completare.
E tu sei stato un grande maestro di vita
Nel tuo piccolo mondo senza confini mi hai regalato l’infinito.
Piccoli uomini insegnano loro malgrado.
Grandi uomini amano.