Luci
Rivendico il mio sacrosanto diritto ad avere figli che non brillano.
Non sanno ancora cosa fare del loro futuro ( e io lo sapevo a vent’anni?) , studiano più il modo di camapare e di accamparsi che quello di costruire, godono di sana e robusta costituzione egoista tipica dell’età.
Sono bravi ragazzi nella norma, rispettosi nella norma, non eccellono in un nessuno sport e non compongono canzoni.
Che poi la normalità è davvero così inaccettabile?
Rivendico il mio diritto a vivere i miei cinquant’anni come dico io. Non è una seconda nascita, non voglio rinascere.
Voglio essere libera di morire un pochino, di celebrare la fine di piccole parti di me e andare avanti, con i miei bagagli di vestiti vecchi e di esperienza.
Nascere si nasce nudi. Io alla mia età ho un guardaroba da portarmi dietro.
I cinquanta, dice un giovane medico uomo su Tik Tok sono l’inizio di una nuova bellissima sessualità.
Per chi la vuole, penso io, e mi piacerebbe che a dirlo fosse se mai una donna.
Che almeno in questo ognuna sia libera di decidere, se la vuole nuova, se la vuole uguale ai trent’anni o se proprio non la vuole più.
Che è una gran fatica sentirsi normali quando per normale ti passano sempre l’iperperformante, l’ipertirata, l’ipermagra.
L’ipertensione già ti fa capire che quell’iper è da estirpare.
Teniamoci bassi, voliamo in zona di sicurezza, lottiamo perché essere nella norma sia normale e non riduttivo.
Che la vita si fa per strada, nelle case disordinate, nelle decisioni sbagliate, nella stanchezza, nell’amore per i figli così come sono, geni incompresi di una vita tutta da costruire.
Rivendico il mio diritto ad avere una famiglia che brilla poco e a intermittenza, come il sedere delle lucciole, che certo non illuminano il cammino ma lo rendono sicuramente più romantico di un riflettore.
Irene Renei