Difetti
Sono i miei difetti.
La borsa sempre piena di scontrini, la spazzatura nel bagagliaio per una giornata, le chiavi lasciate sul tavolino del bar insieme alle briciole della brioches.
Sono un disastro ma faccio girare tutto.
Figli, pranzi, lavatrici, lavoro.
Taglio e cucio tempo per gli altri ed elemosino il tempo per me.
Invento spazio dove lo spazio non c’è.
Sono i miei difetti e mi ci avvolgo dentro.
Dentro alla mascherina che dimentico ancora in casa dopo due anni, dentro al latte che esce sempre dal bollitore, dentro il serbatoio di benzina sempre in rosso.
Sempre con la sensazione di essere in ritardo.
In ritardo sulle aspettative degli altri.
In ritardo perché non ho finito l’università, in ritardo perché ho un divorzio alle spalle, in ritardo perché vorrei essere di più.
Sono la donna che faceva tre lavori insieme, li incastrava tra pannolini, influenze, Karate e catechismo.
Sono la donna che veniva dimessa alle tre di notte dal pronto soccorso, che tornava a casa in taxi, in pigiama e senza portafogli perché suo marito non si era preoccupato di accompagnarla.
Sono la donna lasciata come un dipendente. Lettera di licenziamento attaccata con l’adesivo allo schermo del computer di casa.
Sono la donna che ha spiegato ai suoi bambini che papà era andato a lavorare lontano ma avrebbe chiamato appena poteva.
E non sapevo se l’avrebbe fatto.
Però al mattino li baciavo, cantavo con loro e li accompagnavo a scuola.
Ero già i miei difetti.
Ma ero anche la roccia che non ha mai ceduto nonostante le piogge i venti e il sale.
Sono la donna che ha preso in mano stracci e ne ha fatto abiti da sera.
Sono una storia come tante, come sono le donne, che non si piacciono mai e invece sono belle, che si guardano la ruga e non si guardano il sorriso, che si sentono stanche e piegano le montagne.
Sono storie le donne, che non si riescono nemmeno a raccontare.
Piene di errori, di amori, piene di amiche che quando hai bisogno diventano una, al massimo due.
Io sono i miei difetti.
Ma forse è solo una pagina a metà libro.
Un capitolo lungo che mi ha confuso le idee.
È che leggersi da sole è un affare complicato.
Ci vorrebbe qualcuno disposto a leggere tutto per dirti, occhi negli occhi ” Guarda che vai bene così. Così come sei.”
Irene Renei