Genitori reperibili
Sono un genitore senza coprifuoco.
Un genitore a cui inconsapevolmente il virus ha regalato un anno sabbatico.
La sensazione di poter andare a dormire avendoli tutti vicino, ognuno già nella sua camera quasi non la ricordavo più.
Con il grande almeno.
Con la piccola invece ho guadagnato un anno che sarebbe stato di lotte politiche e sociali
“adulti contro adolescenti”
E insomma, guadagnare un anno che porta dai sedici ai diciassette non è poi male, dodici mesi in cui il suo cervellino speri che cresca abbastanza da bere una birra ma non tornarti a casa sulle ginocchia.
E ora che il coprifuoco me l’hanno tolto ( per fortuna) io devo riprendere il ritmo.
Così ricomincio la via Crucis delle ore buie.
Apro la finestra e guardo il mare, nero e placido che se ne frega di tutto.
Guardo due notizie sul telefono che sono le stesse dell’ora prima, una carezza al cane che sale e scende con me dal letto, perché lui non è come il mare, lui entra in empatia notte e giorno.
Ma insomma, il tempo non passa mai.
Allora torno a letto, chiudo gli occhi ,mi addormento e dopo mezz’ora BAM occhi spalancati e l’attesa ricomincia.
Ora io genitore senza coprifuoco non vedo mio figlio da venerdì pomeriggio.
La prima notte l’ha passata in barca con un amico e sabato abbiamo fatto un controllino via mare ed è vivo e vegeto col cellulare scarico, per aumentare un po’ il pathos.
La piccola, no la piccola è un amore, sempre precisa col suo ultimo autobus alle 23.40, l’ultimo che dalla città porta a Portovenere, al nostro nido.
Quindi vado a letto, non ce la faccio più, fra mezz’ora arriva, mi bacia e metà del mio cuore sorride.
Abbraccio l’enorme schiena rifugio di mio marito e non ricordo più niente.
Anzi sì.
Ricordo il cellulare che squilla,
Il cuore che bussa tre colpi,
La sveglia che segna mezzanotte passata.
Rispondo.
“Amore!”
“Mammina, l’autobus non è passato, le altre hanno trovato un passaggio io sono sola alla fermata”.
Scatta il genitore reperibile.
Mi ero quasi dimenticata della funzione taxi notturno senza tariffa.
Scuoto le spalle a lui.
Occhi socchiusi, tempo cinque minuti esce col casco sotto braccio e sento la moto che parte.
Notti magiche inseguendo i figli.
Dopo venti minuti la porta si apre, lei mi abbraccia come di ritorno dal fronte,
Lui borbotta e si ributta a letto.
Io cerco di buttare nell’umido un po’ di adrenalina per tornare a dormire.
Alle tre ancora guardo l’ora.
Poi più niente.
Del grande invece sono le sette e non vi è nessuna traccia. Solo un messaggio delle 04.00
Mami,mi fermo a Spezia”
Bombe inesplose per un anno.
Diamogli il tempo di capire che nessuno toglierà più loro parte della libertà.
Compressi per un anno vogliono recuperare, in una corsa affannata contro il sonno.
Certe notti ,c’è chi canta Ligabue
E chi invecchiato aspetta a casa.
Senza coprifuoco .
Quello che ha salvato me, stava uccidendo loro.
Irene Renei