Tra le tue mani
La vita ti restituisce.
Oggi di fronte a uno strapiombo di quattrocento metri, sul livello del mare, io e mia figlia abbiamo lanciato nel vuoto una sigaretta.
E invece che essere risucchiata nel vuoto, il vento ce l’ha portata indietro.
Lo sappiamo noi del posto, è un vecchio gioco che ci passiamo da generazioni, un vecchio gioco di correnti che in quel posto magico e maledetto non si interrompe mai.
Per questo non bisogna mai affacciarsi e guardare giù.
Perché anche nei giorni di quiete e di sole, un passo più in là il vento turbina e ti tira via.
E noi lì, su quella linea tra la meraviglia e la paura ci siamo restituite una all’altra.
Lei prendeva un sassolino, faceva una domanda e lo spostava in avanti, verso di me.
Se il mio era un si, prendevo il sassolino in mano.
Se era un no, lo rispostavo indietro, verso di lei.
Tra le spiegazioni dei si e dei no ci siamo risposte la vita.
Le sue insicurezze bambine, le sue certezze granitiche da adolescente, le sue sofferenze piccole e grandi che sembrano tutte grandi.
E io ho ricordato le mie, i miei pianti ai no decisi dei miei genitori, i pugni contro il muro, i “giuro che a diciott’anni me ne vado.”
Lei parlava e parlava e io l’ascoltavo, piccola grande donna d’acciaio.
E ho potuto solo chiederle scusa.
Scusa per tutto quello che ti ho buttato addosso.
Scusa perché credevo di averti tenuta in braccio e invece quel tenerti in braccio serviva a tenere in equilibrio me.
Scusa perché ti pensavo prima troppo piccola per capire e poi abbastanza grande da sorreggermi.
Scusa perché per un momento, anche solo un momento hai potuto pensare di avermi deluso mentre sei il più grande orgoglio che ho, sei la ragazza che avrei voluto essere e la figlia che ho sempre pensato di volere.
E io non ho mai voluto una figlia perfetta.
Non esistono i figli perfetti perché nascono e si plasmano dalle mani di genitori imperfetti.
Ho sempre voluto una figlia che mi guardasse negli occhi e mi dicesse ” Guardami mamma.
Io sono questa e sono quella che sono.
Tu sei quella e sei quella che sei.
E amami così, perché io ti amo e ti avrei amato anche se fossi stata la peggiore mamma del mondo”.
Tu sei quella che sei amore.
Sei la bellezza di questo posto che mi fa sentire piccola e grata, in paradiso e in pericolo.
Un sorriso che mi fa respirare vita e una lacrima capace di ferirmi.
Tu sei lo specchio della parte migliore e peggiore di me.
E io sarò per te quella sigaretta lanciata oggi nel vuoto, che potrai lanciarla altre mille volte, per altri mille anni in un vuoto lontano da te, con tutta la forza che puoi.
E io tornerò sempre fra le tue mani, pronta a farmi riprendere.
Irene Renei