Diciannove
Ti ho comprato uno zaino quando sei nata.
L’ho riempito di pannolini e piccoli biberon con la camomilla, di libri di fiabe ed elastici per i tuoi lunghi capelli, di pattini a rotelle che non hai tolto per anni.
Hai imparato ad andare veloce, io dietro in affanno.
Ti ho comprato uno zaino più grosso, hai imparato a riempirlo da sola.
Ci hai messo dentro i tuoi piccoli dolori, le sillabe invertite e le tabelline mai imparate, i tuoi primi inciampi e le tue canzoni.
Ci hai costruito sopra castelli, il tuo mondo, le tue scelte, i consigli non ascoltati, le lacrime di rabbia, le amicizie nuove.
Ci appoggiato le nostre chiacchiere sotto le coperte, i nostri viaggi in macchina cantando canzoni, i nostri film preferiti, i panini con la nutella dei pomeriggi invernali e i massaggi con l’olio prima di dormire.
Ci hai costruito un mondo di prati, salite e discese, di fiori e spine.
Io ci cammino dentro, un passo dietro di te finché non mi chiami al tuo fianco. Allora accelero il passo e ti prendo la mano.
A volte rallenti e me la prendi tu.
Mi hai regalato uno zaino.
È lo zaino di una madre.
L’ ho riempito di tutto ciò che mi hai insegnato, ci ho messo pazienza che a volte rimane sul fondo.
Posso infilarci la mano ad occhi chiusi.
Qualunque cosa mi venga in mano parla di noi, madre e figlia, donne vicine, insegnanti una per l’altra, spalla su cui piangere e braccia per consolarsi.
Non so dove abbiamo disegnato la linea di confine, dove ho finito di crescerti e hai iniziato a crescermi tu.
Non so quando siamo diventate complici, forti, unite, non so come torni bambina la sera, nel latte caldo che mi chiedi e nei baci prima di dormire.
Non so che sorta di maga, di strega, di fata tu sia per cambiare in un battito d’ali, da donna a bambina e poi di nuovo a donna, in una ricetta che non so spiegare.
Ma mille volte al giorno ringrazio la terra, madre delle madri, per averti messo seme tra le mie mani e io seme nelle tue.
Siamo nate oggi amore mio.
Ognuno a modo suo, legate da un cordone che qualcuno crede di aver tagliato.
E non sa quanto si sbaglia.
Irene Renei
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