Gattitudine
Si definisce ” gattitudine” quel sentimento di affetto e velata riconoscenza che i gatti esprimono nei confronti degli umani che si prendono cura di loro.
Quella che nel linguaggio comune chiameremmo ” Gratitudine”.
Ma la gratitudine dei gatti è unica, non generalizzabile nemmeno a parole.
Loro, paladini della dignità e dell’indipendenza sussurrano, ognuno a suo modo, l’affetto che li lega a noi.
La gatta nera è una strega nell’aspetto e nei modi. Fiera, solitaria, poco incline a farsi toccare finché non le apro la bustina del cibo nella ciotola rosa. Allora inizia a cercare la mia mano e mi dà piccole testate, finché non mi decido ad accarezzarla. Solo dopo le carezze inizia a mangiare.
Il gatto grigio, accolto con amore e preoccupazione per la fame randagia che si porta dentro, esprime gattitudine bussando quando andiamo a dormire chiudendo le porte.
Non vuole rimanere solo al piano di sotto. Bussa finché tutti apriamo le camere e decide, di notte in notte, a chi far dono di sé fino al mattino.
Ognuno ci ama a suo modo, e soprattutto solo quando ne ha voglia.
Tutti mi omaggiano di lucertole vive, topini e topi di un certo rispetto e d’estate anche con qualche biscia.
Me li portano in casa fino davanti ai miei piedi. Io urlo come una pazza e loro mi guardano perplessi.
Non amano a richiesta, non ubbidiscono ai comandi, si affilano le unghie su tutto tranne che sui tiragraffi, ti ignorano quando hai voglia tu di loro ma ti si appoggiano sulla pancia se hai una linea di febbre, sei sei irrimediabilmente triste e se hai preoccupazioni di cui solo loro si accorgono.
Guardo il mio cane, bambino peloso che non respira se noi non respiriamo, che vive per compiacerci ed elemosina ogni possibile briciola d’amore e penso che lui di Gattitudine non ne sa proprio niente; che dovrebbe imparare dai suoi coinquilini la serenità di essere gatto: mangiare, dormire, giocare e amare quanto basta, senza perdere se stessi e la propria dignità.
Forse dovremmo impararla anche noi la gattitudine: amare nelle giusta misura senza dimenticarci chi siamo.
Irene Renei
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