Niente auguri
Ma davvero vogliamo festeggiare l’otto Marzo?
Davvero accetteremo un ramo di mimosa, un cioccolatino, belle frasi su fb, con un 2022 alle spalle che ci ha visto morire per ben 120 volte per mano di un marito, di un compagno; in un anno che ha visto, in media ogni dieci giorni, i nostri figli uccisi per mano di padri impazziti, che vogliono punire la libertà di pensiero, che uccidono madri lasciandole in vita a piangere i propri bambini?
Davvero siamo pronte a ricevere auguri in una realtà in cui le vittime di stupro non si riescono più a contare, in cui dobbiamo sempre dimostrare la nostra innocenza, in cui continuano a dirci che insomma, forse un po’ ce lo siamo cercate, che non si esce da sole la notte, che la minigonna era troppo corta.
Siamo pronte a ricevere auguri da una stampa intrisa del maschilismo più abietto, che tra una riga e l’altra, tra una pugnalata alla gola e una alla pancia parla di questi uomini come ” uomini tutto casa e lavoro” ”uomo che la amava troppo”, di omicidio scatenato ”dalla separazione che LEI voleva”, colpevolizzando di fatto donne già morte e giustificando gli assassini?
E vogliamo gli auguri di qualche società, di qualche multinazionale che non si fa problemi a usarci come oggetti per vendere di più, perché un bel culo, si sa, attira più di un bel cervello, perché magra è bello ma pienotta no,
Vogliamo gli auguri delle aziende che chiedono obbligatoriamente sul curriculum la foto perché la voce “bella presenza” vale più della voce “competenza”.
Io voglio solo silenzio in questo 8 Marzo Voglio sedermi con mia figlia, su uno scoglio in riva al mare e portarla giù, fino alle radici di questo giorno.
Voglio spiegarle ancora che questo è il giorno internazionale dei diritti della donna e che per averli questi diritti, le donne hanno sempre dovuto urlare, e hanno bisogno di urlare ancora, in un mondo che parla al maschile.
Voglio raccontarle delle lotte per il diritto di voto e delle donne che hanno vinto questa battaglia per dare voce e dignità al nostro pensiero;
Voglio farla riflettere su quante donne sono morte con gli aborti clandestini, prendendosi tutto il peso e il rischio di una responsabilità che non era solo loro prima che una legge si riuscisse a scrivere nelle camere del potere.
E quella legge ancora oggi va difesa da attacchi continui.
Voglio raccontarle tutte quelle conquiste politiche e sociali che hanno visto schiere di donne prendersi per mano e parlare a nome di tutte, conquistare strade e diritti che ancora oggi vengono messi in discussione e calpestati.
Voglio che lei senta forte il bisogno di urlare per Masha Amini e per tutte le donne afgane, uccise come il peggiore degli animali da compagnia solo perché desideravano essere donne libere, volevano studiare, viaggiare, senza dover chiedere permesso ad un uomo.
Voglio spiegare a mia figlia che non è una festa oggi, che non c’è niente da festeggiare, non c’è motivo per pranzare fuori tutte allegre con le amiche.
Lei, che ha toccato con mano la disperazione di donne segregate, stuprate, picchiate
Lei che al mio fianco in casa famiglia ha visto, di fronte a una mia mano alzata per fare una carezza, donne tirarsi indietro terrorizzate a coprirsi il volto
Lei sa.
Sa nei suoi 18 anni quanto ancora ci sia da fare, da stringere i denti, da fare battaglie, da farsi coraggio e spaccare muri di machismo, di sessismo, di ignoranza.
Lei sa che le ho fatto regalo del vestito più bello, la libertà di pensiero.
E le donne libere, quelle si, possono cambiare il mondo.
Irene Renei
www.donnechepensano.it