Vergogna
Sono giorni che mi trattengo dallo scrivere sulle dichiarazioni di Piantedosi, senza ministro davanti.
Mi trattengo perché ho una rabbia e un dolore nello stomaco che non mi permettono di essere lucida, di cercare le parole giuste ( ammesso che esistano parole giuste) e soprattutto perché sento di non essere in grado di sopportare eventuali commenti d’appoggio alle sue vergognose parole. Perché non facciamo finta di niente. Sono tanti quelli che la pensano come lui e che si sentiranno ancora più legittimati a parlare.
Io invece giro lo sguardo verso il mio divano.
Bashir ha la febbre, le guance rosse e una coperta di pile a tenerlo al caldo.
Bashir ha otto anni, ama i tortellini in brodo, non ricorda una parola di arabo, è straniero anche se è nato qua ed è mio figlio al di là di ogni patrimonio genetico.
Penso a Piantedosi e gli vorrei sbattere in faccia questa immagine fino a toglierli il respiro.
Quel respiro che abbiamo tolto a chi cercava una coperta calda e una piccola, piccolissima luce di speranza.
Vorrei sbattergliela in faccia fino a fargli scendere in gola le parole che ha detto e pensato, lui che parla alle madri di responsabilità, quando l’unica vera responsabilità ce l’abbiamo noi: delle loro guerre, della loro povertà, della loro morte.
E non chiederemo mai scusa abbastanza.
Ma lui la deve chiedere di più.
Irene Renei
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