Elsa
Elsa è una bambina fantasma.
Come lei ce ne sono tanti.
Elsa ha nove anni, non ha mai dormito in un letto, non sa masticare, ha gambe e braccia deformate da fratture che nessuno ha mai curato. Non sa cosa sia una carezza, non può stare sdraiata perché la sua schiena è deformata.
Non può raccontare l’orrore dei suoi nove anni perché non parla.
Viveva con la madre, il padre e i fratelli.
Viveva con chi l’ha generata e mai amata.
Viveva nell’hinterland di Napoli.
Nessuno si è mai accorto di niente.
Nessuno ha voluto accorgersi di niente.
Perché viviamo barricati nelle nostre vite egoiste, perché corriamo di fretta su binari che non prevedono uscite di altruismo, perché non ce ne frega niente degli altri se quando chiudiamo la porta abbiamo i cassetti pieni di biscotti e Neflix dopo cena.
Ecco, Elsa è il quadro di cosa stiamo diventando.
Come lo è stata Diana, morta di stenti a diciotto mesi.
Facile puntare il dito sugli aguzzini ma continuare a non guardarci allo specchio.
Diceva una canzone: ” La storia siamo noi”.
Anche la società siamo noi.
Le case hanno dietro le porte storie difficili.
Ma sul pianerottolo in fondo si sa cosa c’è dietro.
Ed è l’ora di trovare la forza di squarciare i silenzi, anche per un solo ragionevole dubbio.
Perché dietro a quel dubbio c’è il diritto sacrosanto di un bambino di ricominciare a vivere.
Irene Renei