Sbocciare
I fiori sbocciano, non sempre perché vengono curati.
Altrimenti come si spiegano i papaveri a bordo delle autostrade o le primule in una crepa di cemento.
A volte sbocciano perché vogliono farlo, nonostante tutto e tutti.
Mia figlia è sbocciata quest’anno, in quarta liceo Artistico, nonostante maestre della scuola primaria che per anni non hanno capito niente, cieche di fronte alla sua discalculia grave, sorde di fronte alla mia certezza che qualcosa non andasse.
A dodici anni ha stretto in mano la sua certificazione grazie ad una professoressa, una sola, che ha deciso di credermi e di crederle e ci ha aiutato ad iniziare il percorso.
Ha scelto un liceo contro il parere di un intero corpo docente che per tre lunghi anni l’ha avuta fra le mani e l’ha stropicciata come si fa con un vestito di poco conto. ” È svogliata, non capisce, le faccia prendere un diploma, uno qualsiasi, sarà già un successo.”
Di fronte ai suoi quattro in matematica abbiamo sempre sorriso a metà tra la comprensione e la rassegnazione.
” Sono discalculica mamma! Che ci vuoi fare?”
” E che me ne importa amore, userai la calcolatrice per fare la spesa.” – sdrammatizzavo.
Ecco, ora siamo in quarta, perfettamente in pari con gli anni e ieri è stato pubblicato il risultato dello scrutinio del primo trimestre.
Nella media del sette, brillano, incastonati tra una riga e l’altra, il sette di matematica e il nove di fisica.
Perché lo scrivo qua?
Perché se lo merita.
Perché vorrei che nemmeno un bambino andasse perso tra i giudizi superficiali di insegnanti stanchi, perché l’amore per il proprio lavoro in un mestiere così fa la differenza, perché avere un Enrico Galiano seduto sulla cattedra, invece che uno stanco e disincantato professore, può fare cambiare il percorso di una vita.
E non di una vita scolastica, di una vita intera.
Marta le iniezioni di fiducia se l’ è fatte da sola, si è presa vitamine di coraggio e determinazione, ha chiuso le orecchie a giudizi che non voleva sentire ed è sbocciata in mezzo ad una piccola crepa d’asfalto.
Io l’ ho lasciata libera di scegliere, l’ho annaffiata un po’ la notte, mentre dormiva, ma il lavoro duro l’ha fatto lei.
E questa pagella adesso la stampo e la appendo sopra la scrivania di camera sua .
A monito di una stirpe ( la nostra!) che la forma di un sette in matematica non la vede da generazioni.
E forse ne tengo una copia nella borsa, che se dovessi incontrare le maestre o i professori delle medie magari gliela sbatto sulla faccia.
Che il futuro dei ragazzi va maneggiato con cura.
Irene Renei