Allo specchio
I genitori, la mattina, si guardano allo specchio e con gli occhi socchiusi si sciacquano il viso da dubbi e domande.
Schiuma di sapone su pensieri d’amore.
Guardano al futuro dei loro figli e vedono strade sfuocate, mete lontane.
E vorrebbero essere luce, vorrebbero essere areoplani, vorrebbero essere ancora l’abbraccio che li teneva in alto, leggeri nei loro pochi anni, sopra le pozzanghere per non farli bagnare, su per la collina ripida che porta al prato.
I genitori la mattina fanno il punto con se stessi e il punto non lo trovano mai.
“Sono abbastanza? Ho fatto abbastanza? Ho fatto troppo e dovevo stare un passo indietro?”
Pensieri appiccicosi che l’acqua non pulisce.
I genitori, davanti allo specchio, imparano i tempi delle parole come uno spartito da suonare.
Cercano le chiavi per farsi ascoltare, cercano buchi per appoggiare consigli.
I genitori preparano reti per strade sicure e quando ne hanno messa una i figli si incamminano in un altra direzione.
“Allora non ho capito, non l’ho capito.”
I genitori davanti allo specchio, la mattina, vedono i propri sogni riflessi nel viso dei figli e buttano acqua sullo specchio ed entrano in camera per vederli dormire.
Ecco lui è questo e ai suoi sogni non ho accesso. Sono suoi, tesoro prezioso che mi aprirà se lascerò spazio.
I genitori, la mattina, cercano l’orologio dei figli per vedere se i minuti hanno lo stesso valore, rincorse continue senza raggiungersi mai.
Li cerchiamo indietro e invece sono avanti, su quelle strade così lontane dai nostri occhi da non vederne la direzione.
I genitori, la mattina, dovrebbero scrivere sullo specchio appannato ” Io credo in te” perché i figli possano leggerlo al risveglio.
Che loro sono allenati a guardare lontano.
A volte inciampano, si rialzano, si siedono vicino a te sul divano ma poi ripartono subito per afferrare sogni che noi non sognamo, per amare donne e uomini che scelgono loro, per arrampicarsi su alberi senza reti di protezione, per mangiare la vita come si mangia solo a vent’anni, fino in fondo, a bocconi grandi, senza lasciare briciole nel piatto.
I genitori sono registi per pochi anni e spettatori per una vita.
Biglietti gratis in prima fila per cui essere grati in eterno.
Senza farsi troppe domande, senza sedere sul trono della verità in tasca, senza pretese su una vita che non è mai stata nostra.
Siamo solo l’inizio di un film che per fortuna va avanti da solo.
Dobbiamo solo rimanere seduti a guardare, tenere una poltrona vuota vicina, un latte caldo per quando torneranno e l’amore immutato che con loro è nato.
Perché un giorno si siederanno lì vicino e ci diranno ” Avete visto, mamma, papà, dove sono arrivato? Ve lo sareste mai immaginato?”
Perché ognuno trova la sua strada, basta saper camminare e sapere di avere un posto dove poter tornare.
Quello dove ti sei sentito amato.
Irene Renei