Donne
Convivono in me una madre, una figlia, una moglie.
Convivono in me una donna, una quindicenne, un saggio a cui chiedere consigli.
Sono fatta di vetro, di vetro sottile.
Spesso chi si è avvicinato non ne ha tenuto conto .
Mi sono sbriciolata in mille schegge, le ho ricercate con cura e fatica, le ho rimesse insieme più o meno bene, forse ho cambiato leggermente forma .
Ho rinforzato tutto con colla e coraggio.
Sono andata avanti.
Sono una donna che si alza alle sei con dentro una bimba che vorrebbe dormire, sono una madre che fa da sveglia a tutti, un agente finanziario che ha fatto conti e moltiplicazione con un cuore che avrebbe voluto far poesia.
Il tentativo di una moglie sexy dentro una casalinga disperata coi capelli arruffati e le mani che sanno di candeggina.
Tengo tutto sotto controllo a giorni alterni.
Un giorno sono Superman un giorno Clark kent.
Oggi abbracciami, baciami, consolami, che ho vent’anni e non capisco perché ho queste rughe se rido.
Domani spacco il mondo e vi proteggo da tutto.
Oggi sto in pigiama e litigo con mia figlia per vedere gli Aristogatti prima di Toy story.
Domani mi trucco e mi metto i pantaloni di pelle nera.
Vado in centro, affronto il mondo, le riunioni, prendo il mio posto, la mia sedia e mi siedo sicura, parlo, espongo, pretendo risposte.
Sono cresciuta, forse ho aggiunto ma non ho tolto.
Altrimenti non si spiega lo stupore dei miei occhi nel bosco di Ottobre, la tenerezza di fronte a un neonato, la paura del buio che non è passata, il dito nella panna prima di soffiare sulla candelina.
Quante donne ci portiamo dentro?
Combattenti, malate, guarite, figlie, madri e nonne.
Tutte insieme come soldati al fronte, fragili come bambine e coraggiose come leoni.
Donne ribelli e invincibili, da accarezzare piano come un vaso di Murano, creato con un soffio, che con un soffio in più si rompe.
Quante donne siamo in una vita che ci chiede tutto per restituire poco?
Che noi ci accontentiamo di un grazie, di abbraccio dei nostri figli, di un libro che profuma di nuovo, di un sabato fuori di casa a mangiare un panino, a guardare un tramonto.
Che noi ci accontentiamo se andate d’accordo.
Che noi ci accontentiamo se ci lasciate vivere serene, se ci lasciate decidere per noi, se siamo libere di andarcene e magari decidiamo di restare, se ci sentiamo vive, indipendenti, amate per quello che siamo, nei nostri mille sforzi di donna e nei capricci di bambina.
Che noi siamo giornate di fatica infinita a cercar di far tornare tutto, prima per gli altri e ultime noi.
Che forse dovremmo cambiare l’ordine e metterci un po’ prima.
Amarci di più e perdonarci per sempre.
Irene Renei