Con quale diritto
Sono colpevole signori.
Voglio essere colpevole come Mimmo Lucano.
Voglio spendere energie e tempo per ridare dignità a vite senza speranza, al pianto di un neonato salvato dalle onde.
Voglio dare un tetto e un letto all’ultimo degli ultimi e ripopolare un paese fantasma.
Voglio prendere tredici anni di reclusione e avere un debito di cinquecentomila euro che non so come pagare perché il mio conto è a zero.
Collusa e corrotta con le tasche vuote.
Voglio essere come Mimmo Lucano in un paese in cui conviene essere Salvatore Parolisi, trenta coltellate alla moglie, rito abbreviato con sconto della pena e riduzione della stessa in appello perché l’ omicidio non presenta evidente crudeltà.
Voglio essere Mimmo Lucano in un paese che lascia impuniti assassini, politici ladri che occupano sedie onorate dai grandi nomi dei nostri padri costituenti, padri di un diritto quasi perfetto che viene umiliato ogni volta che quella bilancia, dietro le spalle dei giudici, pende dalla parte sbagliata.
Due pesi due misure.
E in questo processo a me stessa sono colpevole, mettetelo agli atti, di non credere più in questo Stato di diritto che ho studiato con passione ed orgoglio, di non credere in un tribunale che aspetta anni a condannare uomini in divisa che hanno ucciso un ragazzo, depistato le indagini, testimoniato il falso.
Non credo in una sentenza che raddoppia la pena chiesta dal pubblico Ministero.
Non se di fronte a quella bilancia c’è un uomo che si è speso ed ha speso energie e denaro per ridare dignità alle persone.
Poi penso agli anni di prigione di Ghandi, al suo sciopero della fame, penso a Nelson Mandela, ventisette anni dietro le sbarre e ora sulle bacheche di tutti come esempio integerrimo di uomo.
Ecco, forse è il destino dei grandi.
O forse sono solo io una grande stupida che non conosco la legge, non ho la verità in tasca e credo ancora alle anime bianche e ai cuori puliti.
E sono colpevole e fiera di stare seduta di fronte alla lettura di questa sentenza e in piedi di fronte allo sguardo di Mimmo Lucano.
Irene Renei
Le donne pensanti e agenti