Regole
Circolare per materiale scolastico scuole primarie.
Leggo velocemente, con una certa superbia direi.
Ne ho già cresciuti due, che vuoi che sia.
A metà mi inceppo.
Torno indietro.
Rileggo.
“Mettere etichette su ogni matita, penna, temperino. Mascherina di ricambio dentro la bustina, borraccia con acqua: non si può bere dai rubinetti del bagno.
Una sfilza lunghissima di regole che mi fa girare la testa.
Ok, non sono mai stata brava nel rifasciare i libri e nel ricordarmi il bicchierino di plastica che si apre e si chiude, eppure due anime in fiore fino alle superiori ce le ho portate.
Ma le madri di figli in tempo di covid sono degli eroi di altri tempi.
Niente a che vedere con la normalità.
E quindi via con igienizzante e scottex, fazzolettini e borraccia, merende sigillate e niente condivisione.
Più regole che in un gioco di ruolo.
E nel ruolo ci sono i nostri figli a cui dobbiamo riscrivere codici al contrario.
Se una volta ci consumavamo le corde vocali urlando ” lascia giocare anche lui con la macchinina ” ora riavvolgiamo il nastro: ” Non prestare niente a nessuno. Non dividere la merenda. Se ti toccano disinfettati le mani”
Nascondiamo i loro dentini bianchi dietro a mascherine colorate e via.
Buon anno scolastico.
Bambini asettici e maestri messi in croce.
Mille regole per proteggere dal virus e propagarne uno peggiore: l’individualismo.
Io la merenda ce l’ho, se tu sei senza sono fatti tuoi.
No io non ci credo.
I bimbi sono avanti anni luce.
Noi li vogliamo adulti in un mondo pandemico ma loro sono bambini.
Schiacciamo le loro ali di pensieri leggeri sotto tomi di regole ma loro daranno calci e si libereranno.
Riusciranno a usare il solito fazzolettino in due, a passarsi un pezzetto di brioche e a prestarsi il temperino a forma di minions che forse non tempera meglio ma è molto più figo di quello con l’etichetta giusta.
Faranno buon viso a questo anno scolastico post vaccino che non ha nulla di diverso da quello passato e troveranno tra finestre aperte e disinfettanti la chiave per aprire l’isola che non c’è, dove le ombre si staccheranno dai piedi e balleranno abbracciate per festeggiare i compleanni e soffiare droppler sulle candeline.
In questo strano mondo dove noi ci chiamiamo ragazzi fino a quarant’anni e pretendiamo che facciano i signori i bambini di sei.
Che io non discuto sia l’unica soluzione.
Ma quanta tenerezza.
Irene Renei