Tappeto rosso alla Dad
Cara figlia mia,
Tieniti un’ora per me.
Pensiamo insieme a come richiudere il tuo mondo in una camera perché sento nell’aria il profumo di un altro anno in didattica a distanza.
Sembra impossibile che in un mondo in cui pigiando un bottone si è grado di far sparire ogni forma di vita in una nazione, non siamo in grado di fermare un virus che muta.
Lui cambia e ci fa cambiare.
Ieri niente abbracci e baci, niente scuola, niente matrimoni, niente cinema.
Oggi sì invece, perché abbiamo quasi vinto, ci stiamo vaccinano, l’Italia ha tra le mani la coppa degli Europei e il problema più grande è la Brexit della medaglia d’argento.
Il caldo porta cattivi consigli e una gran voglia di riscatto da un anno di clausura.
Ce l’ho anch’io figlia mia, immagino quanta ne abbia tu, nei tuoi pochi anni che scoppiano sotto la pelle.
Ma ho anche paura di tornare alla prima casella di questo gioco dell’oca che non finisce mai.
Ho paura che la presunzione di sapere sempre più di chi studia per poter parlare, ci porterà problemi dai quali non sapremo uscire.
Forse era meglio cinquant’anni fa, quando nel paese ci si toglieva il cappello in segno di rispetto, quando passava il dottore.
Forse questa estrema libertà di pensiero fa male e ci rende figli senza regole e senza direzione.
O forse il tempo darà ragione a chi del vaccino ha paura, a chi si astiene in silenzio e a chi urla al complotto.
Intanto questa variante delta che mi ricorda tanto i raggi di Jeeg Robot, mi procura sospiri continui di preoccupazione.
Di nuovo ho paura a baciare i nonni, fragili nei loro anni, di nuovo mi mette ansia la fila all’ ipermercato .
Di nuovo è ripresa la cantilena di numeri al telegiornale, luci stroboscopiche sulle città a prometterci giallo, rosso arancione.
Ma per ora in attesa delle luci nella nostra città di mare, tutti continuano a ballare, ciechi e sordi di fronte all’onda che avanza.
È luglio, è caldo ed è meglio un giorno da leone che cento da pecora.
Meglio un mese e mezzo con la benda sugli occhi per poi aprirli di colpo a Settembre, contare i contagi, svegliare la paura e risolvere il problema più facile da risolvere: chiudere le scuole, accendere i computer, lasciare indietro per un altro anno tutti i ragazzi con maggiori difficoltà e pensare con calma a trovare soluzioni in una lista infinita di punti interrogativi.
E di tutti i leoni che vedo per le strade ora sono quasi sicura che gli unici a finire di nuovo in gabbia, sarete voi.
Irene Renei