Sola
Quando una donna è sola a crescere dei figli,
l’estate non dovrebbe mai arrivare.
Soprattutto quando con “sola” s’intende proprio sola.
Niente nonni, zii, fratelli.
E tre mesi di vacanze scolastiche meritate diventano un buco nero da riempire.
Per fortuna ci sono i campi estivi.
Per sfortuna ci vogliono soldi e non pochi.
Per fortuna la scuola primaria offre due settimane di campi comunali.
Per sfortuna i figli sono in classi diverse e i turni non combaciano. Quindi il problema rimane.
Per fortuna lo Stato ha messo a disposizione fondi per rimborsare parte di queste uscite
Per sfortuna e per legge bisogna avere la certificazione ISEE aggiornata (principio giusto ovviamente) .
Per farlo bisogna avere i documenti tutti in corso di validità.
Quando una donna è sola, ma proprio sola a crescere i suoi tre figli, spesso non può permettersi un automobile per spostarsi.
Fare la spesa per cinque diventa un’immane fatica.
Allora entra al supermercato, compra finché il carrello è a metà. Paga, fa i sacchetti, prende l’autobus, rientra a casa, appoggia tutto per terra, riparte, torna al supermercato e finisce di comprare. Riprende i sacchetti e arriva a casa per la seconda volta.
Tutto questo coi bambini dietro.
Almeno cos, per cinque o sei giorni si toglie il pensiero.
Quando una donna è sola a crescere tre figli deve pregare di avere una casa di proprietà, possibilmente senza mutuo sopra.
Difficilmente troverà un canone d’affitto abbordabile per il suo solo stipendio, in attesa che qualche alloggio popolare si liberi per lei.
Quando una donna è sola a crescere i suoi figli deve ringraziare di essere di nazionalità italiana.
Perché se invece è straniera a tutto questo si aggiunge che per avere i documenti in regola deve recarsi nelle grandi città dove ci sono le ambasciate.
Il viaggio costa, il cibo costa e soprattutto deve partire di notte per arrivare alle cinque del mattino e mettersi in coda.
Perché nella splendida Italia, in cui ormai usiamo le pec anche per starnutire, le ambasciate non prendono prenotazioni.
Allora devi arrivare prima, metterti in coda per ore in mezzo alla strada, sperare che non ti scappi la pipì, sperare di non svenire dal caldo, sperare che i tuoi figli che ti sei portata dietro non piangano, non abbiano mal di pancia, non facciano capricci, tanto lì devi stare per non perdere questa magnifica priorità acquisita.
E se sei straniera può capitare che l’ambasciata ti chieda oltre alla sentenza di divorzio del tribunale italiano, alcune righe specifiche del tribunale dei minori, tradotte nella tua lingua, in cui si chiarisce che la potestà genitoriale è solo tua.
Può capitare che il tribunale dei minori sia troppo impegnato, che i termini passino invano, che i passaporti dei tuoi figli non siano più validi, che tu non possa rinnovare le loro tessere sanitarie e che ti tocchi pagare ogni visita ed ogni medicina di cui loro, stranieri irregolari abbiano bisogno.
Peccato che loro parlino solo italiano e il dialetto della città italiana che li ha visti crescere.
Quando una donna è sola a crescere i suoi figli che sia italiana o straniera è lasciata a se stessa, al suo sudore, ai suoi pensieri, a lavori spesso con poche tutele ma ai quali non può rinunciare.
Se sei amica di una donna che sola cresce i suoi figli in Italia sai che non hai bisogno di inventare niente per scrivere di lei, perché la sola realtà è sufficiente a superare l’assurdità di qualsiasi fantasia.
Un film che non vorresti davvero vedere.
Irene Renei