Dove inizia e finisce “il buon cittadino”
Dove inizia e finisce “il buon cittadino”
Tonfano,Toscana. Regione rossa.
Un bambino che frequenta la scuola dell’infanzia.
Una famiglia con un solo computer che serve alla mamma per lavorare.
Il bimbo che deve seguire la DAD.
Una famiglia che si offre in aiuto, avendo la figlia nella stessa classe. “Portatelo qui, faranno lezione insieme”
Una terza famiglia che viene a saperlo. Lo comunica agli altri genitori della classe.
Chiama la polizia.
La polizia arriva e di fronte ad un illecito deve sanzionare.
Una multa salata alla famiglia ospitante.
Aggiungo per notizia ma voglio credere non abbia rilevanza che i genitori del bimbo senza computer sono extracomunitari.
Troppo facile fare polemica su un fatto del genere.
Mi voglio fermare allora e ragionare.
E voglio farmi un augurio.
Forse una specie di preghiera in questo sabato che precede la Pasqua.
Che non mi manchi mai la lucidità nel capire il limite.
Che non mi manchi la capacità di fermarmi sulla linea che divide il giusto dalla giustizia scritta, la rigidità mentale dall’ingiustizia.
E che io riesca sempre a tendere la mano piuttosto che puntare il dito.
Che sia capace di ascoltare le ragioni dell’altro, di ascoltare il cuore più che le parole, di aver sempre la voglia di andare dentro il fatto e non fermarmi all’apparenza.
Mi auguro che i miei figli siano persone migliori di me e che non abbiano paura di contraddire una regola se in quella rottura intravedono la salvezza di qualcuno.
Mi auguro che siano buoni cittadini e grandi anime .
Che le grandi anime trovano spesso in errore se stessi e molto meno il prossimo.
Mi auguro che qualcuno trovi una soluzione per questa famiglia in difficoltà, per un bambino che ha il diritto di non perdersi in mattinate vuote ma di vedere ,almeno da uno schermo i sorrisi dei piccoli compagni.
Mi auguro sopratutto che entrambi queste famiglie non perdano la fiducia nel prossimo e la voglia di tenersi stretti per superare le difficoltà.
Mi auguro che questa storia sia una montatura, che ci sia una spiegazione più accettabile per tutti.
Perché la pandemia altrimenti sarebbe il minore dei nostri problemi.
Irene Rene