Rispetto
Lei è preoccupata perché fra poco inizia il Ramadan.
Vuole sistemare tutto, fare le grandi pulizie, comprare la cameretta ai bimbi e correre a rinnovare i documenti.
Tutto prima che inizi, “perché dopo voglio esser tranquilla, concentrarmi nella fatica di arrivare a sera senza bere e mangiare senza almeno pensieri per la testa.”
Io la aiuto, la porto avanti e indietro per commissioni, mobilifici, avanti e indietro tra bimbi e lavoro.
Arriva intanto la domenica delle Palme.
Mi sveglia un suo messaggio: una colomba con un ramoscello in bocca che mi augura una buona domenica in questa Santa ricorrenza.
Un augurio che arriva da un altro Dio al mio Dio, in una stretta di mano che non ha nulla di simbolico e tutto di reale.
Mi preparo e scendo in paese per comprare una palma benedetta ai miei genitori.
So che ci tengono e che oggi non usciranno.
Lo fanno molto di rado in questo ultimo anno che li ha visti soli e spaventati.
Entro nel negozio di fiori
So che lì troverò palme di qualsiasi misura.
Mi avvicino al banco e chiedo due palme benedette.
Due, senza pensarci. Le mie labbra ubbidiscono al cuore prima che la razionalità parli.
L’altra è per lei, la mia amica mussulmana.
Mi allungo fino a casa sua, le porgo la palma e le spiego il significato che ha per noi.
Lei mi abbraccia con un sorriso accecante e due braccia potenti, poi subito si gira a cercare un posto d’onore a quella benedizione cristiana.
Nel frattempo in un paesino vicino a noi, a Bonassola un parroco si accinge all’omelia di una delle Domeniche più importanti dell’anno.
Dice con parole tanto dirette da arrivare dentro lo stomaco e tanto illuminate da far pensare che Cristo sia risorto una settimana prima, che non ha significato benedire le palme se togliamo il rito della processione, simbolo e ricordo dell’entrata di Gesù in Gerusalemme, ma soprattutto aggiunge che in una Chiesa in cui si dà la benedizione ad ogni cosa, armi comprese, non è ammissibile rifiutare la benedizione alle coppie omosessuali e non perché loro ne abbiano bisogno ( loro hanno Dio a benedirli e amarli) ma perché la Chiesa avrebbe bisogno di loro, avrebbe bisogno del loro amore e del loro bene-dire.
Conclude affermando che la sua mancata benedizione è quindi anche un gesto di protesta contro le ultime direttive della Congregazione della fede, che appunto nega ,nelle ultime circolari la possibilità della benedizione a queste coppie.
E tutti questi avvenimenti insieme nello stesso giorno dipingono davanti ai miei occhi un quadro dai colori netti e riappacificanti.
Un quadro in cui appare chiaro che la vera religione si vive in un solo comandamento : il rispetto.
Che nel rispetto le differenze spariscono e rimane solo il nettare da gustare insieme.
Perché dal rispetto si genera amore, unico cardine possibile di ogni forma di religione.
E che poco cambia che uno il suo Dio lo preghi digiunando fino a sera e un altro aspettando la sua nascita in una mangiatoia .
L’importante è ricordarsi di mettere il prossimo al centro del nostro mondo, davanti ai nostri bisogni, davanti e prima delle nostre granitiche certezze.
Qui c’è l’amore e solo qui c’è la vera fede.
Tutto il resto sono vesti apprettate, riti inutili e preghiere vuote.
Irene Renei