Padri
“Per me il ruolo del padre era quello di uno che seminava ricordi, che seminava esperienze, odori, immagini di bellezza e misure di grandezza che vi avrebbero aiutato.”
Tiziano Terzani al figlio.
Conosco mille forme di padri.
In una ricetta dagli ingredienti segreti.
Padri severi , padri accudenti, padri assenti, padri di sangue incapaci di essere padri, padri per scelta, per amore, padri nel divenire di una seconda unione.
Padri che oggi aspettano gli auguri come una mano sulla spalla, un documento ufficiale di riconoscimento che va al di là del cognome diverso.
E padri che riceveranno gli auguri per forma, in un rito vuoto, scontato, dovuto.
Padri che non si fanno domande, che non hanno capito in quale parte della scena avrebbero dovuto entrare.
Ed è già tardi.
Mio padre è un uomo complesso.
Educato da un uomo complesso, mio nonno:
un militare che credeva negli ideali ma quando quegli ideali si sono tramutati nella Repubblica di Salò, non ci ha messo un secondo a dire no, a prendere una moglie e cinque figli e scappare, come un nuovo nemico.
Così facendo ha messo dentro mio padre il seme dell’onestà, del coraggio, della rettitudine.
Mio padre è diventato padre molto prima che nascessi io.
Quando mio fratello grande, con un altro cognome sui documenti e sei anni all’anagrafe, durante un pranzo lo ha guardato e gli ha chiesto:” Papà, mi versi l’acqua?”
Anni dopo sono arrivata io.
La terza figlia. Non la prima.
Perché lui quei due cognomi diversi li aveva chiusi in un cassetto e buttato la chiave quando ha deciso di amare mia madre.
Chi aveva il loro sangue nelle vene aveva deciso invece di sparire anni prima e non si sarebbe mai più fatto vivo, se non in punto di morte.
Mio padre allora ha preso per mano mio fratello ( quello di mezzo era dall’altra parte del mondo) e anche mia mamma e li ha portati da lui, il suo bimbo di ormai quarant’anni e il suo grande e unico amore.
E ha insegnato a noi tutti il rispetto, la pietas, la comprensione per una vita che aveva già perso tutto e aveva bisogno di un perdono.
Mi ha insegnato che l’amore non ha codici già scritti, che essere padre è una scelta del cuore.
Si impara ad amare e si ama come si è capaci di fare, ma la forza di volontà paga.
Con piccoli gesti, entrando in camera a rimboccarti le coperte anche quando tu ormai sei adolescente.
Si sceglie chi essere e non vi sono scudi.
Non esistono padri che non sono padri perché lontani, perché separati, perché hanno avuto padri che non li hanno saputo amare.
Ognuno decide che valige portarsi dietro e che panni indossare.
E l’amore non si misura in minuti e ore di presenza come in un registro di classe, ma in carezze all’anima del figlio, in esempi di vita, nei semi di una scelta.
A ogni forma di padre un biglietto diverso, che possa fargli capire fino in fondo che le possibilità sono infinite finché la vita ci dà tempo per cambiare.
A mio padre ,tutto l’amore del mondo .
A mio marito il primo pensiero di Matteo appena sveglio.
Il primo pensiero di un figlio che ha adottato un padre e di un padre che ha partorito un bimbo di sette anni.
Due anime che si sono battezzate nell’amore uno per l’altro senza sangue in comune.
Ai padri adottivi, ai padri entrati nel secondo tempo, ai padri persi lungo la strada.
Ai padri che non hanno smesso di essere figli.
All’amore, che non ha etichette né regole se non quelle del cuore.
Irene Renei